BALI e la sua Magia

Bali è magia.

Ci tengo ad iniziare così perchè oltre alle spiagge, ai break per il surf e ai resorts di ogni genere, è l’essenza di Bali a renderla un’inaspettata meraviglia.

Sono stata a Bali nel 2012, tappa di un viaggio partito in Thailandia e concluso in Oman.

Dalla Thailandia, Phuket precisamente, ho preso un volo con la ormai troppo osannata AirAsia per Denpasar. Costo del biglietto 70 Euro circa. Non pochissimo, ma sono 4 ore di volo e il bagaglio si paga.

Non sono andata a Bali per il mare, che sinceramente non ho trovato bellissimo. Ci sono moltissime spiagge affollate da surfisti da una parte e altre in cui il mare subisce le maree, quindi il mio consiglio è di cercare un alloggio con piscina: un bagnetto al mattino presto o al tramonto fa sempre piacere!

L’alloggio l’avevo scelto a Sanur, a Sud, un homestay molto carino, di cui posto il link http://www.sanurmarbelhotel.com.

È a conduzione familiare, le camere sono arredate in stile balinese, giardini Zen, piscina, pochi alloggi e colazione in camera. Il tutto per 30 Euro a notte.

Il primo giorno, tra l’arrivo nel primo pomeriggio e un pó di stanchezza (4 ore di volo) scelgo di fare un giro nei dintorni, una passeggiata in spiaggia e una cena a base di riso e gamberi.

Il mattino dopo chiedo alla reception se conoscono una guida che ovviamente mi viene presentata. È il fidanzato della receptionist, Blacky, un ragazzo sveglio e simpatico accompagnato da Papy, un signore che non apre bocca e sorride soltanto. Pattuita una cifra, (40 Euro al giorno) gli dico cosa voglio vedere: sono un’amante dei templi (Induisti Balinesi) e a Bali non mancano. Tracciamo il percorso e mi faccio convincere ad aggiungere altre mete che secondo lui non mi pentiró di vedere. Gli daró ragione!

Partiamo per il tempio di Mengwi, e durante il tragitto ci fermiamo a vedere la Barong dance. E’ una danza in cui viene rappresentata la lotta tra Barong (mostruoso dio-animale simbolo del Bene e della Fertilità) e Rangda (una Strega, simbolo del Male). La lotta non ha alcuna soluzione perché la popolazione considera fondamentali sia il Bene che il Male nell’esistenza umana; tant’è che a Bali, come in altre regioni, vi sono templi dedicati alle forze del Bene e templi degli Inferi dedicati alle forze del Male e della Morte. Lo spettacolo è arricchito da bellissime danzatrici balinesi che si muovono in totale sincronia.

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Sempre sulla strada ci fermiamo a Goa Gajah o Elephant Temple, un importante sito archeologico indù. Non è tra i siti piu’ turistici, ma a mio parere vale la pena vederlo.

Arriviamo a Mengwi, uno dei templi più belli di tutta l’isola. E’ famoso perchè è circondato da ampi fossati pieni d’acqua e ha un cancello d’ingresso in pietra molto decorata.

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Il suo cortile erboso e ben curato vanta numerosi padiglioni e santuari con multi-tetto MERU con porte in legno intagliato.

Dopo la visita di questo tempio è la volta di Ubud, la cittadina dove hanno girato gran parte del film “Mangia Prega Ama”.
Ubud è costruita intorno ad un parco in cui vivono scimmie e scimmiette, la città è carinissima e frizzante: probabilmente dovessi tornare cercherei qui un posticino dove dormire. È un mix di natura, ristoranti, negozietti, percorsi da fare a piedi e scimmie, tantissime scimmie (le adoro!) . Inoltre è famosa per le gallerie d’arte e i musei, e si possono visitare le botteghe dei pittori: i quadri che realizzano sono davvero molto belli e si può passare un po’ di tempo ad osservarli dipingere.

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Credo che se non avessi avuto il problema della valigia ne avrei presi volentieri un paio, adoro l’arte orientale.

Un’altra ragione per visitare Ubud è lo Yoga: se anche voi come me amate questa pratica, beh qui troverete moltissimi centri. I più rinomati offono corsi pubblici e corsi privati e tra questi abbiamo lo Yoga Barn , il Taksu Spa  e l’esclusivo Como Shambhala Estate che offre lezioni lungo il fiume Ayung. Lo yoga fa parte della cultura balinese e la sua essenza si riflette nel modo di vivere degli abitanti dell’isola.
È diverso, intenso, e farlo li è un’esperienza unica.

La tappa successiva è il villaggio di Tegalalang, immerso nel verde delle palme, delle piante tropicali e delle famose e scenografiche risaie a gradini. Sono uno spettacolo per gli occhi, il verde è intensissimo e le ombre date dalle gradinate creano uno dei panorami più belli che io abbia mai visto.

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Le distanze tra un luogo e l’altro non sono proprio brevissime e tra una cosa e l’altra è sera. Opto per un ristorante dove mangiare piatti tipici e mi sparo un bel menù degustazione. U-A-U. Ho mangiato come se non ci fosse un domani. Alcuni tra i piatti che ricordo (e che ho scritto nella Moleskine 🙂 ) sono il Nasi Goreng, riso fritto con pezzi di carne trita, gamberetti e uova: è il piatto tradizionale indonesiano; Rujak, Insalata tropicale a base di misto di verdure con salsa alle arachidi; Babi Guling, maialino da latte (si lo so… ma era buonissimo!) allo spiedo.

Il giorno dopo Blacky mi aspetta presto, la giornata è lunga e le cose da vedere tante. Partiamo per Tanah Lot, il tempio NEL mare raggiungibile solo con la bassa marea. Un appunto: bello,bellissimo, ma la spiritualità tanto decantata viene “vagamente” smorzata dai mille negozi e bancarelle prima dell’entrata. Troppi turisti, ma ne vale la pena.

La prossima tappa è il Batur, il vulcano dell’isola. Non avevo mai visto un vulcano attivo e sono rimasta impressionata (positivamente), il paesaggio intorno è surreale. Pranzo in un localino con terrazza proprio di fronte a questo spettacolo.

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Blacky vuole essere al tempio di Uluwatu per il tramonto (sorpresa nell’aria!) ma prima passiamo alle piantagioni di caffè, immense tenute curatissime dove l’attrazione principale è la civetta del caffè, un animaletto dolcissimo che della civetta ha ben poco, direi che assomiglia più ad una lontra. E’ il “creatore” del 550364_10152194374710647_534937409_ncaffè più pregiato e caro del mondo, il Kopi Luwak. Mangia le bacche che non digerisce e quando “escono” vengono lavorate. È buonissimo, davvero.

Dopo aver speso una fortuna in caffè da portare a casa, passiamo alla fabbrica di Batik,i famosi teli con dipinti tipici balinesi lavorati con la cera a caldo.

Attraversiamo la campagna e ci ritroviamo tra risaie, palme e stradine sterrate, una di queste porta a Uluwatu. La sorpresa di Blacky è una rappresentazione di scene di guerra accompagnata da canti tipici, il tutto di fronte al tramonto che è mozzafiato. L’atmosfera è talmente ricca che sembra di non essere nemmeno sulla terra ma in qualche posto che non ha altro se non bellezza allo stato puro.

È difficile descrivere Bali e cercare di trasmettere le emozioni che semplicemente regala.

La giornata si conclude a Jimbaran, luogo affollato in cui si mangia pesce in riva al mare. I prezzi non sono proprio cheap, ma va beh, si vive una volta sola no?

Il giorno dopo avrei avuto l’aereo per Bangkok al pomeriggio, quindi opto per un ultimo giro a Lovina, al Nord, per vedere i delfini all’alba. Non è sempre facile – dicono – vederli a causa delle molte imbarcazioni presenti in mare, ma sono riuscita lo stesso ad avvistarne un paio. Come finire meglio la mia vacanza a Bali?

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Ora capisco perchè tutti i balinesi chiedono sempre “E’ la prima volta che vieni a Bali?” e se gli si risponde “sì” rimangono quasi stupiti.
Bali è splendida, non c’è molto altro da aggiungere, è uno di quei posti che entrano nel cuore e ci rimangono per sempre. Decisamente il posto più ricco di cultura e di paesaggi incredibili che io abbia mai visto.

E voi siete mai stati a Bali? Vorreste andarci? Ci sono cose che suggerireste di vedere oltre a quelle elencate? Avete mai sentito parlare del Kopi Luwak?

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